giovedì 5 giugno 2014

I Pusher del Cemento

Siamo ormai in overdose da cemento, siamo stati per anni ad osservare il verde e la salute del nostro territorio consumarsi lentamente, pensando di non avere problemi, di essere sani, credendo in fondo che "l'illusione di vincerti mi basta" , pensando che l'unica crescita l'unico benessere economico potesse dipendere dalla "droga" del cemento. Siamo tutti consapevoli dell'esplosione immobiliare che ha coinvolto il nostro territorio negli ultimi anni, le amministrazioni pubbliche in particolare quelle comunali sono vittime e carnefici di questa situazione, sempre alla ricerca di introiti per salvare il bilancio,in balia di un volere imposto dall'alto con bizzarre regole di "spaccio" come l'eliminazione o la modifica di tasse comunali e l'introduzione del "patto di stabilità" che le rende in un certo modo sempre più dipendenti dal cemento sempre più fameliche.
Da tempo, siamo inoltre a conoscenza, dell'utilizzo del cemento come forma di guadagno e riciclaggio di denaro da parte di svariate organizzazioni criminali, spesso colluse con le amministrazioni oppure di appalti truccati e tangenti. Persino organismi di tutela e salvaguardia del territorio come comitati vari o protezione Civile sono spesso coinvolti in questo enorme spaccio di cemento.
In altro contesto anche il Vaticano e la chiesa contribuiscono inconsapevolmente a questa speculazione: attraverso società e vari enti di sostentamento è proprietaria del 20% circa del patrimonio immobiliare italiano,1 immobile su 5 circa.
Possiamo ora capire perché il più delle volte le amministrazioni, i comitati di tutela e i dirigenti degli organi competenti sono composti da ingegneri, architetti, geometri e non da ultimo impresari edili, tutte figure professionali con chiari conflitti di interesse.
Senza generalizzare, senza essere estremisti ed arrivare a costituire "Platonopoli", la città pensata da Plotino, improntata sull'idea che ogni pòlis (città) debba essere amministrata da filosofi secondo lo stesso concetto di Platone, ci aiuta a capire che tutto ciò non fa che aumentare la dipendenza dal cemento . . .
Come se l'unica cura possibile sia una dose aggiuntiva, anche il bilancio dei comuni viene curato allo stesso modo tramite gli introiti ricavati dagli oneri di urbanizzazione e compensazioni varie, senza capire che il dilagare di nuove zone urbanizzate e la conseguente edificazione, a lungo termine, non fa che aumentare la spesa della pubblica amministrazione, i costi di gestione dovuti all'adeguamento la manutenzione degli impianti idrici, fognari, delle strade carrabili del verde pubblico che dovrebbe tra l'altro rimpiazzare tutto quello coperto dal cemento; senza dimenticare i disagi e le spese per i dissesti idrogeologici (allagamenti alluvioni ecc.) oltre ai costi, non quantificabili nell'immediato, legati alla salute, aumento dell'inquinamento,aumento delle strade e conseguentemente del traffico su gomma!
Tutto a discapito dei terreni coltivabili della strumentalizzata "pianura Padana", che, in quanto tale, dovrebbe provvedere alla nostra sussistenza (il granaio d'Italia) e che invece ci obbliga ad importare derrate alimentari da altri paesi.
Ma in fondo noi tutti siamo in perenne astinenza da cemento, chi di noi negli ultimi anni non ha cambiato residenza? Chi di noi non ha parenti che lavorano, hanno lavorato o lavoreranno nell'edilizia? Quanti fortunati possessori di terreni agricoli non "coltivano" la speranza che un giorno cresca una casa al posto del granoturco?
Finché continueremo a credere che l'unica crescita possibile per un paese sia basata sull'economia edile, contribuiremo costantemente al mantenimento degli spacciatori del cemento, ormai radicati in tutto il tessuto sociale! Ma il profitto ricavato da tutta questa economia dove finisce? Viene reinvestito in ulteriori quantità, dosi, di cemento o utilizzato per le nostre necessità legate alla ricerca del benessere, ad esempio passando ore ed ore in enormi cattedrali di cemento, come i centri commerciali, o con viaggi mentali e fisici, per staccare, per ricaricarci volando in paradisi verdi, naturalistici, magari dall'altro capo del mondo, che devono essere attrezzati per accoglierci alimentando in continuazione le iniezioni di cemento nelle vene del pianeta.
Il fatto è che la nostra società si basa sulla cultura dell'eterno presente, mentre ciò che accade nell'"organismo ambiente" riguarda quello che ci abbiamo iniettato per generazioni e influirà sulle generazioni future.
Dunque non si tratta di accusare o giudicare il singolo tossico o di rimproverarci per la nostra superficialità; al contrario dobbiamo riconoscere di essere malati, assuefatti dall'uso/abuso di cemento e, come in una terapia di gruppo, renderci partecipi del cambiamento, uscire da questa dipendenza, salvare noi e il nostro pianeta, l'unico che abbiamo!
La natura dovrà essere la nostra religione.
La terra dovrà essere il nostro tempio. 

MA

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